E bane

Sino all’anno scorso non sapevo nulla circa le bane (e bane in dialetto), dolce della tradizione di Camporosso (IM), il quale affonda le sue origini addirittura nel profondo Medio Evo: quelli che si possono definire prototipi delle vigenti ricette probabilmente veniva offerti, basati come erano e come sono su nutrienti mandorle, ai viandanti che si avventuravano per i pellegrinaggi dell’epoca. Il Comune sta procedendo, se già non l’ha fatto, al riconoscimento ufficiale della specialità. Non è questo il punto che mi interessa sottolineare, però. Preferisco scherzare un po’ sul tema. Mi è capitato, infatti, poco tempo fa di incontrare il fratello, a me noto sin dall’adolescenza, di una signora di cui mi si dice sia valida esecutrice della richiamata procedura. Gli esternavo la mia pregressa ignoranza in materia e i miei complimenti per la sorella. Si affrettava per celia a dirmi di tacere quello che definiva segreto di famiglia all’altro conoscente che si trovava in quel frangente con noi in quel di Bordighera…

P.S. Non oso riportare la ricetta delle bane, non tanto per non svelare l’arcano (ricordo in merito il citato intendimento, forse già provvedimento, della competente Amministrazione), quanto perché, rispetto a cosa mi era stato indicato, credo di avere dimenticato, se non qualche ingrediente, almeno una parte o dei dosaggi o della procedura. Mi limito a sottolineare la presenza obbligatoria di mandorle, lavorate in modo speciale, e di tuorli d’uovo. Non vorrei mai incorrere negli strali di qualche purista…