Suor Juana Inés de la Cruz
Juana Inés de la Cruz, nata Juana Inés de Asbaje y Ramírez de Santillana (San Miguel Nepantla, 2 dicembre 1648 o, secondo altri, 12 novembre 1651 – Città del Messico, 17 aprile 1695), è stata una religiosa ed una famosa poetessa messicana. Figlia illeggittima di un nobile spagnolo e di una donna analfabeta, la quale è, però, in grado di dirigere una masseria e che nel 1655 vive con un altro uomo, Juana già a tre anni, con la complicità di una sorella maggiore e di una maestra, impara a leggere all’insaputa della madre. Vorrebbe tentare di proseguire gli studi, sino all’Università, travestita da ragazzo, cosa impossibile e molto pericolosa a quel tempo. La madre, ormai ben convinta della bontà delle aspirazioni della figlia, la manda dalla sorella a Città del Messico, dove la fornita biblioteca del defunto nonno svolge una funzione fondamentale nella preparazione di Juana. Risulta difficile, da qui in avanti, riassumere la sua pur breve vita, tanto ricca di avvenimenti importanti quanto é straordinaria la sua personalità, nella quale prevale un temerario, per l’epoca e l’ambiente, spirito libero. Sostanzialmente autodidatta, presentata nel 1664 alla nuova Corte dalla zia, entra nel gruppo delle dame della Viceregina, dove viene accreditata del titolo di “amatissima”. Compone versi, dedicati alla grande nobile, molto apprezzati anche dal Viceré, che riconosce in varie occasioni il talento della fanciulla. Nel 1667, tuttavia, Juana abbandona la Corte ed entra in convento. Da parte degli studiosi si ritiene prevalente in questa scelta una motivazione di ordine pratico, perché imminente un possibile cambio di Viceré. Senonché, Juana, che pur in quel Messico potrebbe, ancorché figlia illeggittima, contrarre, come fanno invero due sue sorelle, matrimonio, lascia scritto che non sente attrazione per tale istituto, ma, anzi, cerca con l’opzione messa in atto la tranquillità necessaria per dedicarsi alla sua intensa attività intellettuale. Sarebbe interessante entrare in molti particolari, quali aspetti del costume e del diritto, specifici allora in quell’area geografica. Ancor più la corposa produzione lirica di Juana, che le assicura subito grande fama. Intenso anche il suo rapporto con una nuova Viceregina. Siamo nel Barocco. Juana si occupa anche di teatro, ma il vescovo, memore dell’avversione pontificia di quegli anni per qualsivoglia forma di coinvolgimento femminile in materia, già da questo presupposto inizia a covare rancore verso Juana. Il fatto é che Juana difende, come può, senza giri di parole e non celandosi dietro pseudonimi, la dignità della donna, soprattutto rivendicando il diritto ad un’istruzione paritetica a quella maschile. Molto significativi, allora, i seguenti versi di Juana: “Stolti uomini che accusate la donna senza ragione, ignari di esser cagione delle colpe che le date; (…) Io molti argomenti fondo contro le vostre arroganze, ché unite in promessa e istanze l’inferno, la carne e il mondo”. Infine, quel vescovo, sfruttando diversi fattori, non ultimo l’ennesimo avvicendamento di governatori, e taluni inevitabili errori della donna, riduce, anche mediante umiliante confessione, Juana al silenzio e alla rinuncia ai suoi amatissimi studi, non senza aver prima espropriato e venduto suoi beni, come biblioteca e strumenti musicali: era stata, infatti, agitata l’accusa di eresia, a quel tempo sul serio temibile. Juana muore di peste il 17 aprile 1695, dopo essersi prodigata per altre consorelle colpite dallo stesso morbo.